Film di Kubrick reintitolati

Secondo un malcostume tipico della distribuzione cinematografica italiana

Mi sono spesso domandato 1 perché nei confronti dei titoli delle opere di Stanley Kubrick i distributori italiani non si siano accaniti come hanno fatto per molti altri film, d’autore e non.

I responsabili marketing degli uffici di distribuzione delle case cinematografiche nel nostro paese hanno infatti la tendenza a considerare il pubblico nostrano particolarmente stolido, fino al punto da aver bisogno che il titolo originale sia sostituito con uno goffamente autoesplicativo.
Ma c’è di peggio. Questi titoli autoesplicativi spesso sottolineano un presunto aspetto “piccante” della trama. Sono, in pratica, un’ignobile gomitata di complicità da parte di un marketing indolente (il peggior tipo di marketing) che utilizza la scorciatoia dell’allusione sessuale per vendere un prodotto 2, non diversa dal lascivo sguardo di intesa che due sconosciuti adulti si scambiano quando incrociano una giovane donna particolarmente attraente (e per loro inarrivabile). Sguardo che sottintende un “non gliela daresti una bottarella anche tu, a quella, eh?”.

Quest’ultima motivazione alla base della pratica re-titolatoria al ribasso (quella delle “gomitate d’intesa”), ha prodotto perle che competono con la migliore tradizione delle commedie pepate linobanfesche anni ‘70. Made in Dagenham diventa We want sex, la trasposizione cinematografica del philiprothiano Portnoy’s Complaint (“Il Lamento di Portnoy”) si trasforma in Se non faccio quello non mi diverto. Domicile conjugal di François Truffaut 3 diventa l’elegantissimo Non drammatizziamo…è solo questione di corna.

Nel gruppo dei titoli semplicemente autoesplicativi (quelli senza “gomitate d’intesa”) abbiamo una serie di scempi ovviamente maggiore 4.

Cosa sarebbe successo alle opere di Stanley Kubrick, se anche loro avessero avuto la stessa sorte toccata a tanti altri film distribuiti in Italia? Ipotizzo una risposta.

titoli film di Kubrick

1. Non è vero: me lo sarò domandato 2 o 3 volte, non “spesso”. È che a livello retorico, spacciare un mio dubbio sporadico come ossessivo mi pareva funzionale all’incipit dello scritto.  

2. In questo caso opere filmiche, ma sappiamo che, specie in contesti geo-antropologici che incentivano l’ostentazione del machismo in ambito sociale, questo funziona un po’ per tutti i prodotti “da maschietti”, dalle automobili al silicone per sigillare.  

3. Il rapporto tra i titoli originali delle opere di Truffaut e quelli imposti dai distributori italiani mi pare bizzarro. Se da una parte abbiamo altri esempi di scempi titolatori (uno per tutti: alla pellicola Un belle fille comme moi (“Una ragazza bella come me”) viene affibbiato un titolo degno di una commedia musicale di Garinei e Giovannini: Mica scema la ragazza!), un titolo che invece si sarebbe dovuto cambiare, perché idiomatico della lingua francese, non è stato toccato, risultando incomprensibile a noi italiani. Mi riferisco a I quattrocento colpi, calco fedele di Les Quatre Cents Coup, termine idiomatico francese che significa grosso modo “vivere una vita senza regole”).  

4. Gli esempi sarebbero davvero troppi, mi limito a segnalare quello che mi pare un minimo comune denominatore, ossia la tendenza a utilizzare un tono più colloquiale in prima persona nei titoli (senza addentrarsi nei film d’autore, due esempi lampanti: Home alone -> Mamma, ho perso l’aereo, Groundhog Day (“il giorno della marmotta”) – > Ricomincio da capo). In questa macro tendenza del titolo autoesplicativo colloquiale, c’è poi la micro tendenza a banalizzare la trama, riducendola a un mero processo di “causa – effetto” centrale nello svolgersi della vicenda, che qui presento con tre esempi: 1) l’ormai celebre citazione da “Eloisa to Abelard” di Alexander Pope che da il titolo a The eternal sunshine of the spotless mind, trivializzato in Se mi lasci ti cancello, 2) Intolerable Cruelty dei fratelli Cohen che viene trasformato in Prima ti sposo poi ti rovino, 3) Runaway Bridge che diventa Se scappi ti sposo.
Oppure titoli che spoilerano garbatamente il finale del film: Melody -> Come sposare la compagna di banco e farla in barba alla maestra, Shallow Grave (“tomba poco profonda”, Danny Boyle, 1994) -> Piccoli omicidi tra amici. Etc, etc.  

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